Alimentare, allarme di Filiera Italia: «Con ristoranti chiusi crollo del 30%»

Alimentare, allarme di Filiera Italia: «Con ristoranti chiusi crollo del 30%»

Scordamaglia: «Prolungando la chiusura al 1° giugno in pericolo 320 mila locali che danno lavoro a 1,2 milioni di persone». La soluzione? «Informando per tempo i ristoratori, nessuno esiterebbe a mettersi in regola per tutelare economia e salute»

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Aumenti Iva, stop del governo. Gualtieri: più margini per manovre, aiuti per famiglie e colf

Operazione trasparenza e credibilità conti pubblici. Calo della pressione fiscale di 1,1 punti percentuali di Pil

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Golden power, da Sia a Generali chi può essere protetto dal nuovo superpotere di Stato (ma senza le fusioni servirà a poco)

Come funziona la norma allargata con il Decreto liquidità che consente allo Stato di fermare le acquisizioni estere delle aziende italiane. Il problema delle frammentazioni settoriali, a partire dal turismo. Lo studio Kpmg e il caso Ferrero

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I ristoranti gourmet sono davvero in crisi?

I ristoranti gourmet sono davvero in crisi?

Ha destato un certo clamore l’elenco della crisi profonda in cui versano alcuni importanti ristoranti romani pubblicato dal sito Puntarella Rossa, tra chiusure avvenute, imminenti, possibili e diversi ridimensionamenti di ambizioni e spazi. Tra tutti, “Romeo e Giulietta” di Cristina Bowerman a Testaccio, uno spazio gigantesco ai piedi dell’Aventino in piazza dell’Emporio, che, al di là delle giornate di esordio non sembra mai esser decollato stabilmente. Ma tanto è bastato per chiedersi se il format dell’alta cucina stia tramontando e se sia solo il segnale dell’avvio di una crisi di settore. Quanto irreversibile, però, è ancora tutto da stabilire. 

Un Paese con sempre meno ristoranti

I dati pubblicati di recente da Fipe, la Federazione dei pubblici esercenti, dice che il settore della ristorazione però è in crescita, con 336 mila imprese nel 2019, anche se “l’elevato turn over resta un’emergenza” avverte una nota dell’Ufficio studi Fipe. Perché se è pur vero che nell’arco di un decennio la spesa degli italiani per mangiar fuori casa è aumentata di ben 4,9 miliardi di euro (quella in casa si è invece ridotta di 8,6 miliardi) è altrettanto vero che nel 2018 in Italia 7.412 sono stati i ristoranti che hanno avviato l’attività ma ben 13.742 sono stati anche quelli l’hanno cessata, con una perdita secca di 6.330 imprese di ristorazione.

Un dato più o meno analogo l’ha registrato il 2017, quando il saldo negativo tra imprese aperte e chiuse nella ristorazione è stato di 6.051 unità. Cifre che dicono che nel nostro Paese ci sono sempre meno ristoranti, con un tasso di turn over pari a un -3,4%, che ci dice – ancora – che il settore sta perdendo 3,4 imprese ogni 100 attive.

Eppure, come si può constatare anche ad occhio nudo, i ristoranti sono sempre pieni e il settore della ristorazione in sé è anche uno dei pochi in cui la crisi che ci trasciniamo ormai dal 2008, dodici anni, non ha influito più di tanto. E allora le chiusure? Sono dovute principalmente a una scarsa capacità imprenditoriale da parte dei ristoratori italiani, in particolare per quel che concerne le carenze circa la capacità e le conoscenze di tecniche come il management, il marketing, la gestione oculata dei flussi di cassa.

La concorrenza degli alberghi

“Rispetto alla domanda la crisi non c’è, non si vede, c’è in vece sul lato dell’offerta” dice all’Agi Luciano Sbraga, direttore dell’Ufficio studi Fipe. Il motivo, dunque, è da attribuirsi a “importanti costi di gestione in un contesto ad altissima competizione”. Oltre al fatto, spiega ancora Sbraga, che talune amministrazioni pubbliche “hanno favorito l’avvio di ristoranti aperti a tutti negli alberghi, in deroga alle norme che dicono che in alcune zone i ristoranti non possono aprire, incidendo così negativamente su una ristorazione di un certo livello”.

Pranzare e cenare nei ristoranti dei grandi alberghi, spesso un concentrato di chef stellati, va molto di moda, “ma si tratta di una tendenza e di una competizione non equilibrata, poco seria”, s’inserisce Sbraga, “perché questi ristoranti si avvalgono di una struttura forte alle spalle, che data dall’albergo, e il loro scopo principale è di attirare clienti per il pernottamento, quindi sono optional, più che doversi reggere autonomamente e in maniera autosufficiente”. Sono degli attrattori di turismo. E infatti i recenti dati Istat dicono che turismo e ristorazione ci hanno messo al riparo e salvati dalla deflazione.

Il caso Roma

Poi, però, nell’andamento del settore in sé e rimandando alla segnalazione di Puntarella Rossa, esiste anche un “caso Roma”. Che è un caso a parte, perché qui il mercato della ristorazione di alta qualità è più difficile e complicato. “c’è meno spinta”. Perché i consumi alimentari dei romani non sono quelli tipici metropolitani. “Il livello della Capitale è molto diverso da quello di Milano” osserva il capo dell’Ufficio studi Fipe. Nel senso che è “più promettente, di dimensione internazionale e di status”.

Roma è in declino? “Qualche problemino ce l’ha”, risponde Sbraga. “Qui la ristorazione di livello incontra più difficoltà che a Milano. È più proiettata su un livello normale, il livello che funziona è ancora quello della trattoria”. Poi Roma è anche complicata perché semmai “è più facile fare una ristorazione informale, non impegnativa. In pochi metri quadrati si fa tutto ma questo porta anche ad una dequalificazione della città, basta dare un’occhiata alle condizioni del centro storico…” dice il dirigente della Federazione pubblici esercizi. Come dire? A Roma basta un buco. A volte non ci sono nemmeno i servizi igienici adeguati. La sala e il servizio in sala sono quel che sono… etc, etc. Torna un vecchio tema, che si trascina dalla fine degli anni Ottanta: la generale inadeguatezza del servizio di ristorazione della Capitale.

Ma poi, cambiano i ritmi di vita, i luoghi di consumo, gli stili alimentari, ma un punto fermo rimane: la passione degli italiani per ristorante e buona cucina non passa. Anzi, se si guarda ai dati 2019 si può notare come la ristorazione stia conoscendo una stagione molto dinamica e in evoluzione. Gli italiani investono di più sul cibo, lo fanno in maniera più mirata, ricercando la miglior qualità dei prodotti locali e un servizio attento alla sostenibilità ambientale. In genere, dappertutto. Tranne che a Roma, città in declino.

Leggi l’articolo qui, fonte: https://www.agi.it/lifestyle/ristoranti_gourmet_chiudono_roma-6957519/news/2020-01-27/
Gardaland assume 50 persone per il Legoland

Il nuovo parco tematico Legoland Water Park Gardaland aprirà al pubblico il 28 maggio 2020.

Dopo aver varcato la grande onda di mattoncini Lego del portale di ingresso, l’attenzione degli ospiti sarà catturata dal River Adventure, un corso d’acqua che attraverserà gran parte dell’area del Parco Acquatico e che si potrà percorrere a bordo di  mattoncini Lego galleggianti. Il percorso attraverserà una grotta dall’ambientazione sottomarina e costeggerà la Miniland, l’area che ospita un centinaio di monumenti iconici italiani tutti realizzati con mattoncini Lego, dal Duomo di Milano al Colosseo, passando per la Torre di Pisa e la Basilica di San Marco.

Beach Party è un’attrazione con aree gioco su più livelli e scivoli colorati per i bambini con i cannoni che sparano acqua da ogni angolo e un grande secchio posizionato sulla torre,

L’area Lego Creation Island sarà dedicata al momento del gioco attraverso la creatività e la scoperta: per i più piccoli la costruzione di barche personalizzate con i mattoncini da mettere in acqua per farle galleggiare per tutto il percorso. 

Duplo Splash è un’attrazione pensata per piccoli che vengono incoraggiati ad imparare attraverso il gioco e ad approcciarsi ai primi scivoli: in questa zona i bambini e le loro famiglie potranno divertirsi a scoprire tutti gli animali acquatici che popolano i diversi luoghi del pianeta, dalla giungla alle regioni polari.

Sugli scivoli di Jungle Adventures discese adatte a tutta la famiglia: a corpo libero, con gommone, a cielo aperto o al buio, ognuno troverà lo scivolo perfetto su cui avventurarsi.

L’attrazione Pirate Bay, con la sua grande piscina, sarà infine il luogo ideale per tutta la famiglia per nuotare, rinfrescarsi o rilassarsi. L’ingresso alla vasca graduale permetterà ai bambini di avventurarsi in acqua e divertirsi giocando con i personaggi Lego fino a conquistare la fortezza dei pirati.

Contemporaneamente ai lavori per la realizzazione dell’area, Gardaland sta selezionando oltre 50 figure professionali da assumere per la gestione del parco.

In particolare, si stanno ricercando 40 assistenti bagnanti, deputati a ricoprire un ruolo molto importante all’interno della struttura: dovranno infatti monitorare l’area o l’attrazione a loro assegnata, supervisionare e assistere i bagnanti per garantirne la sicurezza e agire prontamente in tutte le situazioni. Per questo ruolo Gardaland ricerca sia figure già in possesso del brevetto di assistenza ai bagnanti sia candidati da formare; questi ultimi potranno infatti conseguire il brevetto grazie ad un accordo stretto da Gardaland con la Federazione Italiana Nuoto. Non mancheranno poi addetti alla gestione del negozio e alla ristorazione.

 

 

Leggi l’articolo qui, fonte: https://www.agi.it/lifestyle/legoland_gardaland_assunzioni-6920877/news/2020-01-21/

Uno dei 4 ristoranti migliori del mondo andava così bene che ha chiuso

Uno dei 4 ristoranti migliori del mondo andava così bene che ha chiuso

Gaggan‘, il quarto miglior ristorante al mondo: due stelle Michelin, dal 2015 al 2018 il primo dei 50 migliori ristoranti asiatici, avrebbe dovuto chiudere nel 2020, ma ha anticipato i tempi e a fine agosto, come ha reso noto Il Gambero Rosso, smetterà di servire ai tavoli.

Lo ha fatto sapere con una lettera indirizzata ai soci, Gaggan Anand, lo chef indiano 41enne che aveva fondato il locale a Bangkok nel 2010, trasformandolo in un grande business e in un ‘tempio’ della cucina asiatica. “Non giudicate Bangkok secondo gli standard francesi – aveva dichiarato Anand per descrivere il suo ristorante pluristellato – Noi non siamo Le Gaggan. Noi non siamo francesi. Noi siamo asiatici”.

Ora però sul suo locale, forse il piu’ noto del Sudest asiatico (anche se quest’anno ha perso lo scettro di numero tra i migliori 50 dell’Asia, che è andato a Odette di Julien Royer, un altro due stelle Michelin di Singapore, specializzato in cucina franco-asiatica), cala il sipario. In realtà si tratta di una fine annunciata. Nel 2017 Anand aveva fatto sapere che nel 2020 la sua creatura avrebbe chiuso i battenti. Il motivo? “Ogni ristorante ha una vita di 10 anni. Dopo di che, diventa un marchio” aveva spiegato Anand, lasciando intendere che a quel punto è meglio cambiare, ricominciare da capo.

Poi però ha cambiato idea, ha chiesto ai soci di rilevare le loro quote (lui ha il 25%), l’intesa non è stata raggiunta e così, lo scorso giugno, ha deciso di andarsene subito, rimettendo ai soci la sua quota. Non resterà con le mani in mano: si occupa già di alcuni ristoranti, conta di aprire altri locali a Bangkok: Raa, un izakaya indiano-giapponese e Sol, una bakery, cioè una panetteria, ma di lusso, e poi punta ad espandersi in Giappone, dove lancerà diversi nuovi ristoranti, con il socio Takeshi Fukuyama, che già gestisce La Maison de La Nature Goh (cucina franco-nipponica), tra cui GohGan: un 10 posti, che sarà aperto solo pochi giorni al mese e costerà 135 dollari a pasto.

Piccola cosa rispetto a Gaggan (500 posti, prenotazioni con almeno 4 mesi di anticipo e menu a base di cucina progressiva indiana: 25 portate, di cui 23 da mangiare rigorosamente con le mani). Dopo la sua lettera, in cui ha detto che se ne sarebbe andato via, i 65 addetti di Gaggan hanno tutti dato le dimissioni, per seguire il loro capo nelle sue avventure. Risultato: da oggi Gaggan chiude e tutti quelli che avevano prenotato in anticipo per assicurarsi un posto nei prossimi mesi verranno risarciti quanto prima. 

Gaa

Agi